Con il GDPR, la privacy è diventata un tema caldissimo per tutte le aziende. E tra le sigle che spuntano come funghi, il “DPO” è sicuramente quella che cattura più attenzione. Ma chi è davvero questo misterioso responsabile dei dati personali? E perché è così fondamentale?

In questo articolo sveleremo tutti i segreti del DPO: chi è, cosa fa e come può aiutarti a gestire i dati personali nel rispetto delle regole. Spoiler: avere un buon DPO non è solo un obbligo, ma anche un passo decisivo per guadagnarti la fiducia dei tuoi clienti.

Chi è il DPO?

Nel 2018, Il Regolamento Europeo sulla Privacy (GDPR) ha introdotto una nuova figura, il DPO.

DPO sta per Data Protection Officer, ovvero “Responsabile della Protezione dei Dati” (RPD). È una figura obbligatoria prevista dal GDPR, incaricata di garantire che un’organizzazione rispetti le normative sulla protezione dei dati.

Il suo compito, infatti, è quello di supportare il Titolare o il Responsabile del trattamento nell’affrontare gli obblighi imposti dal Regolamento Europeo sulla Privacy. In pratica, tiene d’occhio il sistema di gestione della privacy e, se serve, lavora a stretto contatto con le autorità di controllo.

Differenza tra DPO e RDP

Si tratta della stessa figura professionale, sebbene identificata con sigle diverse: DPO è l’acronimo inglese di Data Protection Officer, mentre RPD è l’acronimo equivalente nella versione italiana di Responsabile della Protezione dei Dati.

Entrambi i termini indicano il professionista incaricato di assicurare il rispetto delle normative sulla protezione dei dati, come stabilito dal GDPR.

Quali sono i compiti del responsabile protezione dati?

Il DPO non è un semplice consulente: è il punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la privacy. L’articolo 39 del GDPR elenca in dettaglio i compiti del Responsabile della Protezione dei Dati (DPO), fornendo una panoramica chiara delle sue responsabilità principali nell’ambito della protezione dei dati personali.

Il DPO deve:

  • Monitorare il rispetto delle normative GDPR, garantendo la formazione del personale e lo svolgimento di audit interni.
  • Informare e fornire consulenza in merito agli obblighi derivanti dal Regolamento sulla Privacy e da altre disposizioni dell’Unione Europea relative alla protezione dei dati.
  • Fornire consulenza durante le valutazioni d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA), valutando e mitigando eventuali rischi.
  • Agire come punto di contatto con l’autorità di controllo (es. Garante Privacy) e i soggetti interessati che vogliono esercitare i loro diritti, come l’accesso o la cancellazione dei dati personali.
  • Formare il personale sulle migliori pratiche di protezione dei dati.

Il DPO deve anche tenere conto dei rischi associati al trattamento dei dati e garantire che vengano rispettate tutte le normative applicabili.

Nomina del DPO

Quando è obbligatorio nominare un DPO?

Non tutte le aziende devono nominare un DPO. L’articolo 37 del GDPR lo rende obbligatorio nei seguenti casi:

  • Enti pubblici: come scuole, ospedali o comuni.
  • Aziende che trattano molti dati sensibili: come banche, cliniche e call center.
  • Organizzazioni che monitorano persone su larga scala: ad esempio, piattaforme di marketing.

Tuttavia, il Garante della Privacy, considera la nomina del DPO una scelta “opportuna” anche quando non è obbligatoria. Infatti, durante eventuali controlli, il Titolare del Trattamento deve essere in grado di dimostrare di aver valutato l’opportunità di designare un DPO e di giustificare l’eventuale decisione di non procedere con la nomina.

Se non sei sicuro, è sempre meglio consultare un esperto per valutare la tua situazione specifica.

Da chi è nominato il DPO?

Il Responsabile della Protezione dei Dati è nominato formalmente dal Titolare del trattamento o, in alcuni casi, dal Responsabile del trattamento, come stabilito dall’articolo 37 del GDPR.

La nomina deve avvenire in base alle competenze specialistiche del DPO in materia di protezione dei dati personali e deve essere formale e documentata attraverso un atto ufficiale, ad esempio attraverso una delibera interna o un contratto.

Nonostante sia scelto dal Titolare o dal Responsabile, il DPO deve operare in piena indipendenza, senza subire pressioni o istruzioni che possano influire sul suo ruolo di supervisione e garanzia della conformità al GDPR.

A chi deve essere comunicata la sua nomina?

Una volta nominato, è necessario informare ufficialmente il Garante della Privacy comunicando l’avvenuta designazione. Inoltre, i suoi recapiti devono essere comunicati sia all’Autorità di controllo (in Italia, il Garante per la protezione dei dati personali) sia ai soggetti interessati (dipendenti, clienti), garantendone la reperibilità.

Le competenze di un buon DPO

Per svolgere il suo lavoro, un DPO deve avere competenze specifiche. Ecco alcune delle più importanti:

  • Conoscenza approfondita del GDPR: deve conoscere a fondo le normative europee e nazionali sulla privacy.
  • Esperienza legale e gestionale: una formazione in diritto, informatica o gestione del rischio è altamente raccomandata.
  • Competenze tecniche: deve comprendere i sistemi informatici e le tecnologie utilizzate per trattare i dati.
  • Capacità di analisi: per identificare rischi legati al trattamento dei dati.
  • Capacità comunicative: per interagire efficacemente con il management aziendale, i dipendenti e le autorità di controllo e per spiegare concetti complessi in modo chiaro.
  • Indipendenza: il DPO deve poter operare senza conflitti di interesse.

Chi può fare il DPO?

Il ruolo di DPO Privacy può essere ricoperto da una persona fisica interna o esterna all’azienda, purché possieda le competenze e i requisiti richiesti dal GDPR.

Ecco chi può fare il DPO e quali caratteristiche deve avere:

  • Un dipendente interno all’azienda

    Un lavoratore già presente nell’organizzazione può assumere il ruolo di DPO, a condizione che sia indipendente e che non ci siano conflitti di interesse con le sue altre mansioni. Ad esempio, il responsabile IT o il responsabile del marketing non sono candidati ideali perché potrebbero avere interessi in conflitto con la protezione dei dati.

  • Un consulente esterno
    È comune affidare il ruolo a un professionista o a un’azienda specializzata in privacy e protezione dei dati. Questa soluzione è utile per le piccole aziende che non hanno risorse interne dedicate.

  • Una persona giuridica
    Il DPO può essere un’organizzazione o una società che offre servizi specializzati in materia di protezione dei dati.

Chi non può fare il DPO?

Il GDPR richiede che il DPO sia indipendente e che non ci siano conflitti di interesse. Quindi, non possono ricoprire questo ruolo:

  • Persone coinvolte nelle decisioni aziendali sul trattamento dei dati (es. CEO, responsabile IT, responsabile marketing).
  • Figure che potrebbero influenzare o essere influenzate dal trattamento dei dati personali.

Come diventare DPO

Diventare Data Protection Officer richiede una combinazione di conoscenze tecniche, giuridiche e pratiche. Non esiste un percorso di studi obbligatorio o un esame abilitante, ma il GDPR specifica che un DPO deve possedere “conoscenze specialistiche in materia di protezione dei dati” e la capacità di svolgere i compiti richiesti.

Frequentare corsi specifici e ottenere certificazioni è fondamentale per essere riconosciuti come esperti in materia.

Perché il DPO è importante per la tua azienda

Oltre ad essere una figura obbligatoria in alcuni casi, il DPO rappresenta un valore aggiunto. Ecco perché:

  • Protezione dei dati personali: rassicurare i clienti che i loro dati sono al sicuro.
  • Prevenzione delle sanzioni: evitare multe salate rispettando le norme.
  • Miglioramento della reputazione aziendale: mostrare un impegno serio verso la privacy rafforza la fiducia dei clienti.

Conclusione

Il DPO non è solo una figura “tecnica” o consulenziale, ma un vero e proprio partner strategico per le aziende che vogliono prosperare in un mondo sempre più attento alla privacy. Investire in un DPO, anche quando non è obbligatorio, può fare la differenza tra un’azienda che subisce le normative e una che le sfrutta a proprio vantaggio.