Immagina di entrare in un negozio e trovare l’ingresso sbarrato da una porta pesantissima, senza maniglia. O di voler leggere un menù, ma scoprire che è scritto con caratteri minuscoli e sbiaditi. Frustrante, vero? Bene, ora applica lo stesso ragionamento al web.

L’accessibilità digitale è esattamente questo: garantire che tutti, ma proprio tutti, possano navigare un sito senza ostacoli. E quando dico tutti, intendo anche le persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive.

E qui arriva la domanda da un milione di dollari: il tuo sito è accessibile? Se la risposta è “boh” o “non ci avevo mai pensato”, sappi che potresti essere nei guai (e non solo a livello etico, ma anche legale).

Cos’è l’accessibilità dei siti web

L’accessibilità web si riferisce alla pratica di progettare e sviluppare siti web in modo che siano utilizzabili da persone con diverse disabilità. Questo include utenti con disabilità visive, uditive, motorie, cognitive e neurologiche.

Un sito web accessibile assicura che tutti possano percepire, comprendere, navigare e interagire con il web in modo efficace.

Perché l’accessibilità è importante

Rendere un sito web accessibile non è solo una questione di inclusività, ma porta con sé numerosi vantaggi:

  1. Raggiungere un pubblico più ampio: circa il 15% della popolazione mondiale vive con qualche forma di disabilità. Ignorare l’accessibilità significa escludere una fetta significativa di utenti potenziali.
  2. Migliorare l’usabilità generale: le pratiche di accessibilità spesso migliorano l’esperienza utente per tutti, rendendo il sito più intuitivo e navigabile.
  3. Conformità legale: in molti Paesi, esistono leggi che richiedono l’accessibilità dei siti web, specialmente per enti pubblici e aziende che offrono servizi al pubblico. Ad esempio, in Italia, la Legge Stanca del 2004 stabilisce disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti con disabilità agli strumenti informatici.

Accessibilità web: cosa dice la normativa?

Non è solo una questione di buone maniere digitali. C’è anche una normativa che parla chiaro:

  • A livello internazionale, le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines) stabiliscono le linee guida per l’accessibilità web.

Se non ne hai mai sentito parlare, fai un salto qui per una guida dettagliata: Come rendere il tuo sito web accessibile secondo le WCAG.

  • In Italia, la famosa Legge Stanca (Legge n. 4/2004) obbliga le PA e le aziende che forniscono servizi digitali pubblici a rispettare le WCAG.
  • Direttiva UE 2016/2102: stabilisce le norme sull’accessibilità dei siti web e delle app degli enti pubblici all’interno dell’Unione Europea.
  • In Europa, il Regolamento Europeo sull’Accessibilità (Direttiva UE 2019/882) impone standard chiari per i siti pubblici e, dal 2025, anche per quelli privati di servizi essenziali (banche, e-commerce, telecomunicazioni…).
  • Il Decreto-legge n. 76/2020, noto come “Decreto Semplificazioni“, ha introdotto importanti novità in materia di accessibilità digitale in Italia. In particolare, ha esteso gli obblighi previsti dalla “Legge Stanca” anche a determinati soggetti privati.
  • ​Le Linee Guida sull’Accessibilità degli Strumenti Informatici emanate dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) forniscono indicazioni dettagliate per garantire che i siti web e le app delle PA e dei soggetti privati obbligati siano accessibili a tutti gli utenti, comprese le persone con disabilità. Queste direttive si ispirano agli standard internazionali WCAG 2.2 (Web Content Accessibility Guidelines), assicurando almeno la conformità al livello AA, con l’obiettivo ideale di raggiungere il massimo grado di accessibilità, AAA.

Se pensavi che fosse solo una cosa per le grandi aziende, ripensaci. Anche il tuo sito potrebbe essere soggetto a queste regole (e comunque, avere un sito accessibile conviene).

Io me ne devo preoccupare?

Se hai un’azienda privata e gestisci un sito o un’app, potresti dover iniziare a pensarci sul serio. Non tutte le imprese, infatti, sono obbligate per legge a rendere accessibili i propri contenuti digitali, ma ci sono dei casi in cui l’accessibilità smette di essere una scelta e diventa un vero e proprio obbligo.

Cosa dice la legge?

In Italia ci sono due leggi che stabiliscono quando un’azienda privata deve per forza rendere accessibili i propri contenuti digitali:

  1. La Legge Stanca, che si applica solo alle aziende davvero grandi: in questo caso l’obbligo scatta se il fatturato medio annuo supera i 500 milioni di euro.
  2. Il Decreto Legislativo 82/2022, molto più recente e decisamente più incisivo, perché abbassa la soglia di accesso all’obbligo. Secondo questo decreto, infatti, l’accessibilità diventa obbligatoria se l’azienda ha un fatturato annuo superiore ai 2 milioni di euro o se riceve contributi pubblici pari o superiori a 1 milione.

In entrambi i casi, il sito o l’app devono rispettare precisi standard tecnici, quelli delle WCAG, pensati per garantire che anche chi ha disabilità possa accedere ai tuoi contenuti e usare i tuoi servizi digitali senza barriere.

A chi si applica davvero?

Non bisogna essere per forza una multinazionale per rientrare in queste regole. Anche una PMI o una startup in forte crescita può ritrovarsi coinvolta, soprattutto se partecipa a bandi pubblici, riceve finanziamenti o ha un giro d’affari in espansione. Ecco perché è importante fare una valutazione attenta della propria situazione, considerando sia l’aspetto economico che i rapporti con la pubblica amministrazione. Capire se si rientra negli obblighi ti permette di evitare brutte sorprese e agire in tempo.

Cosa rischi se ignori tutto?

Chi decide di ignorare le regole sull’accessibilità rischia di trovarsi in situazioni spiacevoli. Le sanzioni esistono e possono arrivare sotto forma di multe o altri provvedimenti da parte dell’AgID.

Ma non è solo una questione di soldi: un’azienda che non rispetta questi obblighi potrebbe essere esclusa da bandi e finanziamenti pubblici, e subire danni reputazionali. Le segnalazioni di siti inaccessibili, infatti, sono pubbliche e facilmente consultabili, quindi l’immagine dell’azienda può risentirne.

In sintesi, la normativa sull’accessibilità si applica principalmente ai soggetti pubblici e a chi fornisce servizi essenziali, ma sta diventando sempre più rilevante anche per le imprese private.

Sanzioni per il mancato rispetto sulla accessibilità

​In Italia, il mancato rispetto delle normative sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili può comportare diverse sanzioni.

Per le Pubbliche Amministrazioni (PA):

  • Nullità dei contratti: le PA non possono stipulare contratti per la realizzazione o modifica di siti web e app che non prevedano il rispetto dei requisiti di accessibilità stabiliti dalle linee guida. La violazione di questa disposizione comporta la nullità del contratto. ​
  • Responsabilità dirigenziale e disciplinare: i dirigenti responsabili dell’inosservanza delle disposizioni sull’accessibilità possono essere soggetti a provvedimenti disciplinari, che possono variare dal rimprovero alla revoca dell’incarico nei casi più gravi.

Per le aziende private:

Con l’introduzione dell’European Accessibility Act, recepito in Italia dal Decreto Legislativo 27 maggio 2022, n. 82, le imprese private che offrono servizi al pubblico attraverso siti web o app sono tenute a rispettare specifici requisiti di accessibilità. Le sanzioni per il mancato rispetto di tali requisiti possono variare in base alla gravità della violazione e alla dimensione dell’azienda:

  • Sanzioni pecuniarie: le multe possono partire da un minimo di 5.000 euro e arrivare fino a 40.000 euro per le violazioni del D.Lgs. 82/2022, mentre violando la Legge Stanca si rischia una sanzione pari al 5% del fatturato annuo. ​
  • Sorveglianza del mercato: le autorità competenti possono ordinare il ritiro dal mercato di prodotti non conformi o il divieto della loro commercializzazione.

È importante notare che la coesistenza della Legge Stanca e del D.Lgs. 82/2022 implica che le imprese potrebbero trovarsi a dover rispettare requisiti derivanti da entrambe le fonti, con meccanismi di vigilanza e sanzionatori potenzialmente distinti.

Per evitare tali sanzioni, è fondamentale che sia le PA che le aziende private si conformino alle linee guida sull’accessibilità, garantendo che i propri servizi digitali siano accessibili a tutti gli utenti, inclusi quelli con disabilità.

Le aziende che non si adeguano ai requisiti di accessibilità richiesti dalle normative entro il 28 giugno 2025 rischiano queste sanzioni.

Responsabilità dei proprietari e sviluppatori web

Spesso si pensa che l’accessibilità sia una responsabilità esclusiva degli sviluppatori web. Tuttavia, anche i proprietari dei siti hanno un ruolo cruciale. È fondamentale che entrambi collaborino per garantire che il sito sia progettato e mantenuto con l’accessibilità in mente.

  • Proprietari di siti web: devono assicurarsi che l’accessibilità sia una priorità fin dalle prime fasi di progettazione e sviluppo. Questo implica allocare risorse adeguate e stabilire obiettivi chiari in termini di accessibilità.
  • Sviluppatori e designer: devono essere formati sulle best practice e sulle linee guida come le WCAG, implementando soluzioni tecniche che garantiscano un’esperienza utente inclusiva.

Quali sono gli obblighi per gli sviluppatori web e le Web Agency?

Le Web Agency e i proprietari di siti web hanno la responsabilità di assicurarsi che le loro piattaforme digitali rispettino i criteri di accessibilità definiti dalla normativa vigente. Ecco le azioni principali che devono intraprendere:

1. Seguire le Linee Guida WCAG

Il punto di riferimento principale per l’accessibilità web sono le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) del W3C. Queste linee guida si basano su quattro principi fondamentali:

  • Percepibile: i contenuti devono essere disponibili per tutti gli utenti, anche per chi usa tecnologie assistive.
  • Utilizzabile: il sito deve essere navigabile senza barriere, anche tramite tastiera o screen reader.
  • Comprensibile: le informazioni devono essere chiare e facili da leggere.
  • Robusto: il sito deve funzionare con diversi browser e tecnologie assistive.

Le Web Agency che progettano i siti web per i loro clienti devono progettare i siti seguendo queste linee guida per evitare problemi di accessibilità.

2. Dichiarazione di accessibilità e Feedback

Dal 2022, i siti delle pubbliche amministrazioni e quelli soggetti alla Direttiva UE sull’Accessibilità devono pubblicare una dichiarazione di accessibilità che includa:

  • Una valutazione del livello di conformità del sito alle WCAG.
  • Un meccanismo di feedback per segnalare problemi di accessibilità.
  • I contatti di un responsabile dell’accessibilità.

Questa dichiarazione è obbligatoria per le PA e consigliata per i privati.

3. Formazione per sviluppatori e designer

Le Web Agency devono formare il proprio team sulle best practice di accessibilità.

Avere un team aggiornato significa offrire ai clienti soluzioni più inclusive e conformi alle normative.

Perché ti conviene rendere il tuo sito accessibile?

Oltre a evitare multe e rogne legali, ci sono almeno tre motivi strategici per investire nell’accessibilità:

  1. Più utenti, più clienti: un sito accessibile significa più persone che possono interagire con il tuo brand. Stiamo parlando di milioni di utenti con disabilità che oggi potrebbero essere esclusi dal tuo sito. Ti sembrano pochi? In Italia, parliamo di almeno 3 milioni di persone. A livello globale, oltre 1 miliardo.
  2. SEO alle stelle: Google ama i siti accessibili. Un codice pulito, testi chiari, immagini con descrizioni alternative (alt text) e una buona struttura migliorano il ranking su Google. Tradotto: più visibilità, più traffico, più conversioni.
  3. Brand reputation top: essere accessibili non è solo un obbligo, ma una dimostrazione di inclusività e responsabilità sociale. Le aziende che investono in accessibilità si posizionano meglio agli occhi dei clienti (e dei media).

Se vuoi una guida passo passo, su come rendere il tuo sito web accessibile, ecco un approfondimento che ti svolterà la giornata: Guida WCAG: come rendere un sito web accessibile.

Conclusione

L’accessibilità non è solo una questione etica o legale. È una strategia intelligente per migliorare la tua presenza online, ampliare il pubblico e posizionarti come un brand moderno e inclusivo.

Quindi, ora che sai perché è così importante, la vera domanda è: quando inizi?